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I cambiamenti climatici Riduci

temperature_medie-globali_gen-ott.gifRif. QualEnergia.it. La temperatura media globale dei primi 10 mesi del 2010 (periodo gennaio-ottobre - vedi grafico), con un'anomalia di 0,63°C, è stata la più alta temperatura media globale degli stessi periodi gennaio-ottobre di tutti gli anni precedenti a partire dal 1880. Se prendiamo l’emisfero nord la sua temperatura media sempre nel periodo gennaio-ottobre 2010 è stata parimenti la più alta temperatura media emisferica a partire dal 1880; quella dell'emisfero sud è stata la seconda.
Altro aspetto inquietante è riportato nell’ultimo numero della prestigiosa rivista Nature dove si mette in evidenza che con il record di riscaldamento climatico del 2010, coralli e barriere coralline sono a rischio di danni irreversibili. Lo sbiancamento dei coralli va infatti di male in peggio e questa è una vera e propria cartina di tornasole del global warming. Si temono danni irreparabili ai coralli del mar dei Caraibi. La maggior parte del 80% dei coralli e delle barriere coralline sopravvissuti ai precedenti sbiancamenti del 2005 (l'anno più caldo dal 1880, escluso quest'anno), è giù in fase di sbiancamento e il 40% del totale dei coralli è già morto.
Ma la situazione per i coralli e le barriere coralline non è migliore negli altri Oceani, specialmente nel Golfo Persico e nell'Oceano Pacifico centrale dove i danni più rilevanti erano accaduti nel 1998 (secondo anno di caldo record dal 1880, escluso quest'anno). Il prossimo anno si potrebbe appurare, infatti, che i danni ai coralli di queste aree oceaniche potrebbero essere i peggiori mai osservati, non solo e non tanto per il riscaldamento record del 2010 (ormai quasi confermato), quanto per lo "shock" termico che si è avuto nel passaggio dalla situazione di El Nino tra il 2009 e il 2010, cioè con l’attuale situazione di La Nina a cavallo tra il 2010 e il 2011.
Con El Nino si era determinato un riscaldamento nella zona equatoriale dell'oceano Pacifico orientale (a ridosso del sud America) e un raffreddamento del Pacifico occidentale (a ridosso dell'Indonesia). Con la attuale situazione di La Nina, il Pacifico orientale si è raffreddato fortemente, mentre il Pacifico occidentale si è riscaldato.
La Nina di quest'anno ha già prodotto due disastrosi effetti: con il riscaldamento del Pacifico occidentale intertropicale ha amplificato le conseguenze negative del monsone indiano (alluvioni in Pakistan) e con il raffreddamento del Pacifico orientale ha prodotto una forte siccità che non ha precedenti negli ultimi 40 anni in Perù, Brasile e nella regione amazzonica.



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